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Monologo elucubrativo sulle donne ( e le menti) libere.


...No, non continuare, è un disco già sentito; che le donne come me, le persone come me, incuriosiscono sempre all'inizio. Perché siamo libere, lo siamo davvero. Non abbiamo legami, vincoli, restrizioni, obblighi. Non dipendiamo dalle convenzioni sociali. Siamo libere di essere ciò che siamo e di poter fare buona parte di ciò che vogliamo.
Non sei il primo, sai, che si invaghisce di questa libertà. Perché dentro siamo come vulcani in continua eruzione, passionali e appassionate e il nostro entusiasmo vi trascina come una valanga. Proiettiamo ciò che vi manca, siamo una parte del vostro voler essere, quei voi che guardate con nostalgia quando insoddisfatti vi fermate a pensare a ciò che avete e ciò che siete adesso, e quelli che a volte sperate ancora di poter diventare. Vi stimoliamo con la nostra euforia, vi sembra persino di avere più voglia, più tempo, più grinta. Vi invogliamo ad essere voi stessi, a riscoprirvi; vi costringiamo, senza neanche volerlo, a lasciarvi andare. E questa cosa vi piace perché è liberatorio non doversi sempre formalizzare, lo è illudersi che qualcosa di voi stessi prima o poi possa cambiare, anche se poi non sapete mai bene cosa. Ma all'inizio non vi importa e vi lasciate travolgere da questa libertà.

Però le donne come me, le persone come me, non le scegliete mai, o non riuscite a tenervele.
Troppo complicato essere due individualità che condividono; meglio l'unilateralità della soggiogazione o del comando, meglio optare per uno spirito domabile o lasciarsi addomesticare, meglio ancora il compromesso, in ogni caso, meglio “rientrare”. E' più facile, anche perché essere liberi vuol dire non avere nessuno da incolpare. Vuoi mettere dare la colpa a tutte quelle cose che avete scelto perché a un certo punto della vostra vita vi sentivate pronti, o semplicemente perché non avevate capito bene come funzionava davvero. E quella cazzata pazzesca del tempo biologico, il tempo anagrafico, il tempo che stringe. Quest'ansia da tempo e del dover fare per forza ignorando che esiste un tempo naturale,  il tempo in cui ti senti di fare le cose o di non farle. 
Già, proprio così: esiste anche una negazione del verbo fare, si chiama scegliere ma è troppo complicato; meglio proiettare.
Noi non proiettiamo, noi contro uno specchio ci sbattiamo il muso ad ogni passo falso e la cosa non ci spaventa, siamo abituate a fare i conti con noi stesse, siamo indipendenti anche in questo. Indipendenza nel pensiero, nei fatti: andiamo dritte sulla nostra strada. Chissà se è questo che poi vi spaventa, quella sorta di coraggio e imprudenza che abbiamo nel fare, nel dire, nel sentire, nel vivere, nell'amarvi, perché siamo dirette, decise, sfrontate, persino sfacciate. Non temiamo di mostrarci per ciò che siamo e se non vi sta bene non ci importa, tanto non cambiamo.

Forse è per questo che alla fine le donne come me, le persone come me, si svegliano sempre senza voi accanto. Passate a rifugiarvi tra le nostre lenzuola e la nostra compagnia vi da una boccata d'aria e quella giusta dose di follia che vi anestetizza dall'essere troppo impegnati a fare ciò che dovete fare e mai ciò di cui avete bisogno. Siamo il vostro antistress mentale, fisico, emotivo. Ma non riuscite a starci accanto più di ciò che vi occorre per sentirvi un minimo vivi. Vi accontentate di quel tanto che basta. Vi fa comodo, proprio come vi fa comodo la noia del quotidiano da cui scappate quando venite a cercarci. Il nostro vivere la vita a pieni polmoni vi attrae ma alla lunga è stancante e ci preferite così, a piccole dosi, amandoci quel tanto che serve a farci ricordare che siamo troppo libere anche per accontentarci.

Quindi non continuare, che mettersi in gioco è ben più impegnativo del semplice lasciarsi andare.
Piuttosto facciamo come tutte le volte; chiudi la bocca, spogliati e scopiamo senza pensare.


-LiberaMente©-