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La pagliuzza e la trave

Sebbene io non segua alcuna religione mi ammaliano le metafore utilizzate nei vari libri sacri e i detti derivanti da essi. Una delle mie frasi preferite in assoluto, insieme alla mitica "chi è senza peccato scagli la prima pietra" e "da che pulpito viene la predica", è quella della pagliuzza e della trave (Matteo 7:3-5 per i cattolici poco informati).
Poche righe e tanti modi diversi per descrivere un concetto bello e semplice: abbiamo questa naturale predisposizione all'onnipotenza che ci fa credere di potercene stare lì come un Cristo Pantocratore in poltrona, con il bel dito indicatore a giudicare, sputare sentenze ed accusare gli altri. Crediamo di avere una morale impeccabile al di sopra di ogni umana etica. Però ci manca completamente la capacità oggettiva di riconoscere in noi stessi i comportamenti, le scelte, le reazioni che tanto rimproveriamo agli altri.
Ma ancora peggio sono quelli che quando riescono a scorgere di avere la pagliuzza - o la trave - nei loro occhi hanno sempre una giustificazione morale ai loro atteggiamenti. Che in genere si risolve con frasi banali tipo "non è la stessa cosa"- anche se poi non viene mai spiegata la ragione per cui se lo facciamo noi è diverso da quando lo fanno gli altri - oppure con frasi empatiche come "cerca di capire".
Spesso quando riconosciamo (perchè gli incoerenti e gli ipocriti non sono mai stupidi, piuttosto sono scaltri) di non avere la coscienza completamente pulita tendiamo a voler rendere le nostre incoerenze e la nostra ipocrisia una mera conseguenza di qualcos'altro. Insomma, alla fine è sempre colpa degli altri, son sempre gli altri gli stronzi, son sempre gli altri  che non hanno capito. O non è la stessa cosa.

E poi dai, siamo seri, una trave in un occhio non ci entra mica!

-LiberaMente©-