Una volta avevo un direttore che non è che mi piacesse molto. Anzi diciamo che non mi piaceva affatto.
Era proprio una cosa a pelle, trovavo profondamente sgradevole la sua compagnia così come i suoi modi subdoli e striscianti. Insomma mi stava proprio antipatico ed è buffo perchè davvero poche persone, nella vita, mi hanno suscitato questo sentimento . In genere, o mi piaci o mi passi abbastanza indifferente.
Lui , invece, mi stava proprio sui cosiddetti.
Mio malgrado lo sopportavo quasi sempre in silenzio limitandomi a volgere gli occhi al cielo in segno di disappunto ad ogni sua parola o gesto infido. Finchè un giorno, con molto garbo ma poche velature, gli feci notare che secondo me era proprio un coglione.
A caldo la sua reazione mi apparve molto diplomatica e la cosa finì lì. Ma in realtà non è che l'aveva presa molto bene. Iniziarono così una serie di dispettucci infantili che talvolta fingevo di ignorare per non dargli troppa soddisfazione. Poi un giorno me le fece proprio girare e fui costretta a ribadire il concetto di qualche tempo prima: sei un coglione!
La mattina seguente mi ritrovai bloccata in un insolito traffico ed invece di arrivare a lavoro 20/15 minuti prima come al mio solito, mi presentai con soli 5 minuti di anticipo. Era la prima volta in questi anni.
Come un perfetto bambino dispettoso, convinto che il mio "ritardo" fosse stato una provocazione per il diverbio del giorno prima, mi rimproverò con tono da maestrina nubile:
"Come mai così tardi stamattina?"
Guardai l'orologio facendogli notare che mancavano ancora 5 minuti all'inizio del mio turno, poi notai il suo sguardo di sfida misto alla fastidiosa arroganza di chi sopravvaluta il proprio ruolo. Mi fece una tristezza infinita. In una lunga catena gerarchica lui era la penultima ruota del carro dopo noi comuni dipendenti eppure si comportava come se mi staccasse l'assegno per lo stipendio di tasca sua.
"..che vita di merda devi fare se ti fai prendere dai deliri di onnipotenza solo perchè sul taschino ti hanno cucito la scritta direttore..", pensai tra me e me.
Così decisi, ancora una volta, di fare la persona adulta e matura. Lo guardai semi- remissiva alzando appena le spalle.
" Scusa se sono arrivata in ritardo con 5 minuti di anticipo..."