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Il significato di un gesto mancato

Ammirava la capacità che lui aveva di farla rimanere sempre di merda in quei momenti in cui lei si illudeva che una parola, un piccolo gesto, un segnale sarebbero arrivati. Eppure ogni volta sembrava così semplice.. perchè laddove non arrivava la memoria, a lei il cuore aveva sempre suggerito di ricordare. Forse il cuore di lui era persino più smemorato della sua stessa memoria? Forse il tempo tiranno rinchiudeva in una torre i suoi ricordi tutte le volte? O forse, semlpicemente, era giunto il tempo per lei di smettere di cercare la scusa giusta, la giustificazione plausibile, insomma un motivo reale e pratico per indorare l'ennesima delusione.
Sorseggiò il suo caffè bollente, e mentre il fumo saliva denso e umido verso il viso, si ricordò delle parole che aveva letto su un libro: "Dare dà più gioia che ricevere". Ma che grandissima stronzata. Quel Fromm doveva essere un vero sfigato, uno di quegli uomini che fingono di accontentarsi perchè sanno che non potranno mai ambire a quel "di più" che vorrebbero. Dare, dà una gioia immenza ma vuoi mettere ricevere? O quella sensazione calda e accogliente che si prova nel veder ricambiato un sentimento, un pensiero, un cenno. Quel momento bellissimo che si chiama "ricambiare". Ma ricambiare non è mai dovuto, è un gesto naturale, spontaneo, che nasce senza passare per le retrovie della memoria, che non parte dal cervello ma dall'anima.
Forse aveva centrato il nocciolo della questione. Si accese una sigaretta e fece una gran tirata espirando il fumo rumorosamente, come il sospiro stanco di un vecchio malato. La naturalezza della reciprocità era il punto.
Di carattere era sempre stata così, una di quelle donne che vivono come un treno le emozioni senza badare troppo alle conseguenze emotive, una di quelle donne che diventano gheishe, che si annullano per fare posto a tutto ciò che fa la felicità, la serenità e il benessere delle persone che amano. E finiva sempre per farsi dare per scontata. Si ricordò di tutte le volte che nel silenzio della sua stanza aveva riversato la sua delusione su pagine e pagine di fogli immacolati.
Come quando si innamorò di quell'uomo che aveva il tremendo vizio di squadrare tutte le donne avvenenti che si affacciavano nei paraggi quando erano insieme. Era così irrispettoso e degradante.. eppure all'inizio lui non aveva occhi che per lei e contraccambiava con la stessa intensità di sentimenti, di gesti. Finchè le premure non divennero scontate, e l'amore quasi dovuto. E smise di sorprenderla. Non che lo avesse fatto spesso, nè in maniera eclatante, ma lei conosceva bene il significato di quei piccoli gesti che pian piano non arrivarono più. Al contrario arrivò la sicurezza, quella che ti fa credere che la cretina che hai di fianco sarà sempre così, sempre lì ad accudirti, a sostenerti, ad amarti incondizionatamente. Arrivò quel delirio di onnipotenza che ti fa credere una specie di divinità che ha pieno potere sulla sua fedele devota. Ma le cose non possono mai essere unilaterali. I sentimenti bisogna nutrirli da entrambe le parti perchè prima o poi, la parte che resta a digiuno muore.
Si ricordò di tutte quelle volte spese ad aspettare anche solo un semplice pensiero, uno stupido messaggio, un fottuto piccolo gesto, vedendo crescere la frustrazione per aver sperato, la delusione per averci creduto e la rabbia per essersi sentita nuovamente una stupida.
Anche stavolta era andata così. Lei, delusa come un bimbo alla sua prima partita, dopo aver aspettato invano di vedere suo padre tra gli spalti. Lei a guardare quel dannato cellulare ogni 7 secondi sperando di trovare quel messaggio. Lei, davanti al suo caffè, a chiedersi come lui avesse potuto dimenticare. E lui, con la sua capacità di non sorprenderla mai, neanche quando sembrava scontato.
Non era la fine del mondo, già. Era solo uno stupido e banale gesto naturale che non era arrivato,
era solo l'aver capito il significato di quel gesto mancato.

-LiberaMente©-